La marchetta di Giorgia

Sarà difficile spiegare ai militanti, ammesso ma non concesso esistono ancora, il guazzabuglio romano per le prossime amministrative; pare che pure Torino non sia da meno mentre si salva –per così dire- Milano per chissà quale segreto del microcosmo del centrodestra. Quindi, Giorgia Meloni, si è candidata a sindaco per il Campidoglio in barba a tutto e tutti, amici ed ex amici compresi. Fa riflettere la sua candidatura tardiva, ricorda la voglia di paternità ritardata di alcuni genitori desiderosi di “allattare” a sessant’anni. Sia chiaro: Giorgia Meloni non ha sessant’anni ma pare strano che un personaggio politico, politicante e navigata come lei, abbia accettato dopo una serie di rifiuti netti. La persona non è stupida, tutt’altro, sa benissimo di rischiare la sua immagine e buona parte della leader-chip dovesse prendere pochi voti, o arrivare addirittura quinta tra i candidati. Presumo abbia ottenuto delle regole d’ingaggio, intese come assicurazioni, per la sua candidatura. Quali non è dato a sapere, confido nel tempo galantuomo. Fuori dai denti: la Lega, a Roma, conta come il due di picche quando briscola è quadri, ovvero nulla. Già scricchiola in Lombardia, figurarsi nella città dell’Urbe! Non credo che Roma dimenticherà di essersi presa di ladra dai ladri, negli ultimi 30 anni. Di ladra dai ladri, eh beh, lo dicono le cronache e non solo. Infine con i voti dei fratellini al massimo, Giorgia, potrebbe aspirare a Sindaco di Cerveteri. Sarà una sconfitta certa ma il personaggio, ripeto, non è stupido e qualcuno pagherà la marchetta.

Marco Vannucci