Quarantuno euro e sessantasei centesimi. E’ questa la cifra promessa dal dittatorello di Rignano, Matteo Renzi, ai poveri italiani. Conti alla mano, nemmeno cinquanta euro a testa. Presto detto: 500 milioni, diviso 12 milioni di poveri, uguale 48 euro e 66 centesimi. Una mancia, quindi, un’altra presa per il culo del fanfarone fiorentino tra gli applausi dei soliti beoti e il giramento di coglioni dei poveri, quelli veri, non di coloro che si spostano sull’aereo personale. Come Renzi, talmente onnipresente che lo trovi dappertutto, a spese nostre s'intende. Nel frattempo, zitto-zitto, ci ha portato in guerra inviando le truppe d’assalto in Libia. Al proposito, le bandiere arcobaleno l’hanno finite? Sono una razza strana, i compagni, pronti a scendere in piazza sventolando bandiere e buonismo ma quando tocca a loro, evidentemente, sono guerre sante, buone e giuste. Razza canaglia, come il loro padrone. Quel Matteo Renzi dalla furbata del contratto dirigenziale, appena eletto, per pagargli i contributi; quel Matteo Renzi del contributo regionale all’azienda fallita paterna Chil Post; quel Matteo Renzi dagli amici chiacchierati inseriti nei posti che contano, quel Matteo Renzi che, chissa perché? Trasferì la residenza nel quartiere fiorentino di San Frediano (gentilmente omaggiata da Carrai, in cambio della nuova pista a Peretola?) ai tempi del fallimento della Chil Post (per non farsi pignorare nella sua vera casa di Pontassieve?). Il Matteo etrusco dell’Etruria, altra brutta storia ancora tutta da decifrare nelle responsabilità. Tutte cose che ho già scritto, e riscrivo, da anni. Per non dimenticare in che mani siamo finiti, noi italioti sempre pronti a farci infinocchiare. Ma al sottoscritto, passatemi il francesismo, uno così non insegna un cazzo.
Marco Vannucci