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Marco Vannucci Politichiamo

Marco Vannucci Politichiamo

Toscano libero di mente


Signor Quaquaraqua

Pubblicato da Marco Vannucci su 26 Febbraio 2015, 15:27pm

Signor Quaquaraqua

L'è dur... Come direbbero da queste parti dove il vento di tramontana taglia i volti come lame di coltello, l'è dur, è dura, significativa espressione per affermare che nulla è facile e niente è dovuto. Infatti è difficile, al limite dell'insopportabilità, persino per il più tenace di tutti noi. Qualche volta avrei voglia di arrendermi usando un'espressione Toscana colorita, andatevelo a piglià nder c... Poi, per fortuna ma raschiando sul fondo, prevale la passione. Che mi frega, sia chiaro. Riunire la destra parrebbe un sogno impossibile soprattutto se, a promuovere, è un manipolo di militanti sconosciuti come me. Potessero mi accuserebbero di lesa maestà, per fortuna almeno questo potere non è loro concesso, però lo pensano. Epitaffi a go-go sulla mia pelle usciti da bocche arroganti, me ne frego -sempre caro mi fu il motto- andando avanti rispondendo che chi ha distrutto il sogno sociale di Almirante dovrebbe avere la compiacenza di tacere. Possibilmente per sempre. Dunque un altro dibattito in programma, stavolta a Buja di Udine il 21 marzo pv, onorato dalla presenza di Giuliana De Medici, la figlia di Giorgio. More solito non è stato facile organizzarlo fin dalle prime fasi della ricerca di una sala disponibile, chi si presenta con il simbolo del Tricolore viene considerato un fascista, altroché, come tale devo mettere in preventivo l'ostracismo dei politicanti amministrativi. Superato il primo ostacolo s'avvia la fase più complessa, ovvero gli ospiti illustri da far salire sul palco, qui casca l'asino! Certe volte avrei voglia di rispondere a brutto muso perdendo aplomb ed educazione in un solo colpo, altre volte penso che siano abitanti marziani che qualche volta scendono sulla terra -inteso come pianeta televisivo- per grazia concessa, in qualsiasi caso penso sempre il peggio possibile. Indubbiamente hanno dei seri problemi d'intendere e di volere. Come in un circo Barnum, il circo della risata, presentano uno spettacolo ripreso dalla fantasia di Jack lo squartatore, infatti come hanno triturato la destra loro nessuno al mondo. Diamola, quindi, un'occhiata all'universo definito area destra, evidentemente ho bisogno di sorridere. Recentemente sono nati due nuove partiti, Italia Sovrana e Noi con Tatarella. Al momento che scrivo potrebbero essere già stati partoriti in altri tre o quattro, meglio soprassedere. A quanti siamo arrivati non so, ci penserà il Guiness dei primati a contarli tutti, sicuramente nessuno che supera il miserevole 2%. Ecco qua la destra delle amicizie clientelari dove ognuno ha inserito il suo portavoce nella stanza che conta, la destra che si rinnova presentando le solite facce e le solite alleanze facendo finta di non capire che così è già finita prima ancora di cominciare. La destra che diventata liberale al fianco del ceto medio alto, la destra in difesa degli evasori e di chi del falso in bilancio ne ha fatto professione; la destra che sventola saltando da una tavola all'altra, la destra che marcia con i separatisti e la destra che vede in un democristiano, Fitto, il proprio futuro. La destra che ha smesso di lottare, la destra delle comparsate e del nulla assoluto, la destra delle bandierine di quando, da ministri, nulla fecero. Poi esiste l'altra destra, quella dello zero virgola una cippa, quella del babbo-mamma-figlio dirigenti, la destra che vorrebbe cambiare come Masaniello cambiò in vicerè. La destra in Italia sembra una tavola apparecchiata dove chi passa mangia qualcosa pagato dalla passione popolare, attenzione perchè la mensa si sta esaurendo, prima o poi presenteremo il conto.
Accidenti a te, Beppe Niccolai, accidenti a te ed al giorno che m'insegnasti i valori; accidenti a te, Beppe, accidenti al giorno che mi facesti amare la Bandiera Italiana amando il rispetto verso chi, per quella bandiera, cadde sul Piave e sul Carso. Accidenti a te, Beppe Niccolai, accidenti al tuo sogno di destra impossibile e maledetta quella gita a Livorno, dove sfiorai appena Giorgio Almirante, innamorandomi di un'idea chiamata Italia Sociale. Da allora solo quaquaraqua, accidenti a Voi , grandi Maestri miei.

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