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Marco Vannucci Politichiamo

Marco Vannucci Politichiamo

Toscano libero di mente


Europa, andiamo, è tempo di rubare.

Pubblicato da Marco Vannucci su 28 Aprile 2014, 14:20pm

Arrotini al lavoro per affilare le armi, le votazioni sono vicine e mai, come stavolta, le elezioni europee avranno una valenza decisiva sulle sorti del Belpaese. L'indecisione, lunga vita concede alle sventure... Così recita la scena prima, dell'atto terzo, nell'Amleto di
William Shakespeare. Dovremmo andare a votare, quindi, necessariamente votare al di la della retorica, vera comunque, che il voto rimane l'unica espressione per far valere i nostri diritti. Pure il nostro malcontento, se necessario. Dovremmo scegliere quale Europa vorremmo con un occhio attento all'Italia, nel bus Europa si, Europa no, preferirei scendere: sbanderebbe alla prima curva, ammazzando tutti. Che già siamo feriti gravi, bene saperlo. L'Europa sia un'opportunità per i popoli, non il cimitero della gente comune. Non discuto euro o non euro, è un problema ma non la panacea del male assoluto, l'errore fu al tempo dello scambio, 2 a 1, non c'era bisogno di Einstein per capire che impoverimmo il borsellino del 50 per cento. In seguito ci abbiamo messo del nostro se, in vent'anni, siamo riusciti ad ottenere solo Erasmus per mandare i nostri studenti a fare finta di studiare nella movida di Ibiza. Abbiamo spedito a Bruxelles politici trombati, parenti fino al trentesimo grado, amici e amici degli amici. Che se ne sono sbattuti i coglioni di Bruxelles, di Roma, dell'Europa intera. Il nostro amatissimo Presidente della Repubblica fu uno di questi, presenze pari a zero, scelte nessuna, stipendi tutti. Cosa potevamo pretendere? Niente, e il niente arrivò. Da sottolineare l'assurda gestione dei fondi riservati iniziando dalle banche, che li hanno utilizzati per pagarsi i debiti, fino al denaro tornato indietro dalle regioni per motivi incomprensibili se non in una specie di faida tra Guelfi e Ghibellini. Da giullare, qual sono, m'invento la motivazione: grazie, rubiamo già tanto così. Nella conta delle furfanterie non posso dimenticare i soldi dati a piene mani ai baroni del gioco d'azzardo, alle infrastrutture rimaste con la gru in aria, alle strutture turistiche mai avviate, alle aziende mai aperte se non per il tempo di dividere il malloppo. La furbizia ha portato allo sfacelo, bene, bravi ma risparmiateci il bis. I social network sono diventati il mezzo di comunicazione della politica, su Twitter s'è iscritto l'intero Parlamento italiano, fanfarone fiorentino in testa. In pochi accettano il dialogo, in molti fanno danni. Proprio ieri non mi è passato inosservato un cinquettio, odio questa definizione, di Toti non Enrico ai suoi: lavoriamo tutti insieme, io ci sto. Praticamente uno sputtanamento in diretta di un partito, dimostrandolo allo sbando. Il sarto di Arcore rammenda, finisse il filo sarebbero dilettanti snob allo sbaraglio. Chicca finale dal Grillo volpino: dopo il 25 maggio o noi, o loro! Temo resteranno tutti, l'indecisione lunga vita concede alle sventure. Così scrisse William Shakespeare. Europa, andiamo, è tempo di rubare. Così riscriverebbe, oggi, il Vate italiano.

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