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Marco Vannucci Politichiamo

Marco Vannucci Politichiamo

Toscano libero di mente


Cara Senatrice Segre

Pubblicato da Marco Vannucci su 22 Gennaio 2020, 19:24pm

Per Lei nutro rispetto, per la sua storia e per la sua passione subita Senatrice Segre, però mi permetta di affermare che, su Almirante, abbia preso un abbaglio affermando cose inverosimili. Detto con rispetto, s’intende. Da Senatrice della Repubblica Italiana dovrebbe conoscere la storia dei suoi predecessori, la storia non gli stereotipi frutto di una falsità fatta circolare ad arte dai padri di chi, oggi, la ostenta come un talismano alla bisogna. Bisogna elettorale, mi lasci dire senza offesa alcuna. Differentemente da Pertini, Almirante, non è mai stato un fucilatore. S’informi, Senatrice, come morirono Osvaldo Valenti e Luisa Ferida e dietro comando di chi. Almirante ha combattuto per libertà e la democrazia in Italia, tenendo alto il senso d’appartenenza alla Patria, mentre altri  -e ben sappiamo chi- giocavano a bussolotti se cedere il Belpaese a Tito oppure a Stalin. Ricorda, Senatrice? Almirante ha combattuto contro i delinquenti annidatisi nelle file del MSI denunciando i malfattori ed espellendoli, senza alcuna esitazione, chiudendo Ordine Nuovo. Non gli appellò come “camerati che sbagliano”, per usare un eufemismo di moda a sinistra, li definì con il loro nome: indegni. Punto.  Senatrice Segre, di fronte alla Sua storia ed alla tragedia dello Shoah, chi scrive, china la testa e sta in silenzio. Forse avrebbe dovuto usare il solito silenzio per la Via intestata ad Almirante, a Verona.  Lei fa bene, Senatrice Segre, nel ricordare l’orrore della Shoah in ogni dove. Nel mio piccolo tento di dare il mio contributo ricordando, laddove mi permettono di farlo, la figura di colui che salvò 5.500 ebrei a Budapest: Giorgio Perlasca. Una figura in contrapposizione poiché, Giorgio Perlasca, non ha mai negato e né tantomeno rinnegato il suo essere fascista. Eppure, da solo, il Giusto tra le Nazioni Perlasca salvò 5.500 ebrei.   

Cara Signora, le confesso la mia contentezza il giorno che, il Presidente della Repubblica, la elesse Senatrice a vita.  Mi creda, Senatrice Segre, gioisco quando viaggia da una parte all’altra della Penisola per ricordare la tragedia vissuta da Lei e dal Suo Popolo. Bene fa ed altrettanto bene farà. Non si stanchi mai, la imploro. Però la pregherei di fare attenzione alle date: vero è che il Governo italiano nel 1938 firmò l’abominevole legge razziale, non ci sono scuse su questo, altrettanto è vero che, fino a Campo Imperatore, a nessun ebreo venne torto un capello, espulso dalle scuole o cacciato dal lavoro. Né tanto meno deportato tramite quel maledetto binario 21. Lo sappiamo ambedue, Senatrice, come conosciamo tutti e due la figura inquietante del Giudice Gaetano Azzariti.  Lei, Senatrice, gode di una popolarità meritatissima sia in Parlamento che fuori. Mi auguro che, qualche volta, possa pensare a chi ha vissuto nel silenzio soffrendo gli orrori non meno di Lei.  Mi riferisco ai pochi scampati dalla furia comunista, Senatrice, quelli che furono presi a sassate a Venezia e videro gettare il latte per i loro bambini tra le rotaie della stazione di Bologna. Sono i soliti che, ancor oggi, viene impedito di parlare e nessuno di loro, o nessuna di loro, è stato eletto senatore a vita.

 

Marco Vannucci   

Cara Senatrice Segre
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