Un amico fraterno, Andrea Bianchi sindaco di Trenzano di Brescia, mi chiede d’intervenire rispondendo ad un suo giovane concittadino che va millantando, in qualche social, delle vere e proprie favole sul Ventennio tentando di farle passare per vere.
Di per sé non sarebbe nemmeno una novità abituati, come siamo, alle balle ripetute fatte circolare ad arte dai compagni di merende con la bandiera rossa, almeno da settant’anni a questa parte. Comunque sia vado a leggere trattenendo a stento una risata: una distorsione storica, per altro già vista circolare su facebook e già sputtanata dal primo all’ultimo vocabolo, si presenta alla mia vista con un post dove lo sconosciuto autore s’arroga di conoscere i libri di storia (sic). Sarà. La prima ed unica impressione è che il tomo conosca soprattutto il metodo del copia e incolla, ma tant’è…
Penso che a Chicco Mentana dovrebbero assegnare il premio Nobel per la miglior coniazione degli ultimi anni: webeti. E ce n’è tanti, M.S. (ma si, diamogli un momento di celebrità che già è costretto a portare un nome infausto come Matteo) è uno di questi: un webete che dal come scrive, pardon: copia e incolla, ricorda la famosa parodia di Maurizio Crozza. Comunque sia, il webete, annota diligentemente, a mo’ di compitino in classe, quattro punti –quattro- tesi a smascherare il Ventennio fascista ed arrivando perfino a numerarli come si fa nelle letterine da consegnare all’esaminatore di turno: 1,2,3,4…. Vediamoli:
al punto 1 –che non si capisce se leggere uno o primo poiché reminiscenze scolastiche ricorderebbero che primo si scrive I°- il baldo giovanotto scrive (scusate: copia) che il fondo pensionistico è stato fondato nel 1898…. Ecc. eccetera. Continuando a copiare, male in questo caso, si legge: dato che Mussolini, nel 1898, aveva 15 anni non credo “centri” (forse si riferiva al tiro con l’arco. C’ENTRI, inteso come far parte, si scrive con l’apostrofo) qualcosa col fondo pensionistico.
Vero. Resta da annotare che era un’assicurazione volontaria da parte dei lavoratori, non si chiamava INPS ma bensì Cassa Nazionale di Previdenza. Nel 1919 soltanto 20mila lavoratori usufruiscono della pensione, ovvero della cedola assicurativa maturata, su circa 700mila iscritti. Fu durante “il bieco ventennio” che la Cassa si trasforma in INFPS (Istituto Nazionale Fascista Previdenza Sociale) riconosciuto come Ente di diritto pubblico. L’istituto garantisce un assegno mensile per i disoccupati, per i malati di T.B.C. ed istituisce gli assegni familiari. Nel 1931 l’istituto si fa garante dei mutui per la casa, contratti dai lavoratori.
2. L’istituto Case Popolari nasce nel 1903 fondato dal Governo Giolitti. Non si può attribuire a Mussolini… ecc. eccetera.
Vero. Era uno dei tanti istituti dormienti del governo giolittiano che con poche decine di case costruite malfatte presentava un buco di bilancio milionario. Infatti, in un articolo apparso sul quotidiano La Stampa del 19 gennaio del 1921, possiamo leggere:
“Nessun uomo di governo, che abbia la testa sul collo, potrà ristabilire di colpo la libertà dei fitti finché perduri l’attuale enorme sproporzione tra domanda e offerta di abitazioni. Prima bisogna ridurre questa sproporzione, ossia fare case, aumentare la disponibilità di appartamenti alla portata non soltanto delle borse popolari, ma anche di quelle medie, per le famiglie della borghesia lavoratrice; e solo quando sul mercato sia riattivata una qualche offerta di alloggi, cioè una certa concorrenza –che oggi è nulla- si potrà procedere a più spediti passi verso l’abolizione dei calmieri sulle pigioni senza correre il rischio di mettere a soqquadro il paese.”
Mussolini istituì il T.U. (Testo Unico per le Case Popolari) ma prima ancora dette impulso all’Ente Autonomo Case Popolari costruendo in tutta la penisola quartieri che già nel 1925 si potevano contare in 525mila unità su scala nazionale. A seguire furono costruite intere città come Littoria (l’attuale Latina) Sabaudia, Pomezia e via via fino alla ristrutturazione dei borghi medioevali sparsi nella Penisola. Da aggiungere che le case popolari venivano assegnate con la formula del riscatto soprattutto per i dipendenti statali, orfani o vedove di guerra, mutilati, invalidi civili ecc, ossia dopo un tot anni di affitto l’abitazione diventava di proprietà. Da notare che i costruttori delle Case Popolari avevano l’obbligo del rispetto della sicurezza, dell’igiene abitativo e dell’impatto ambientale.
3. (Udite, udite!) lo spacconcello di sinistra scrive testuale: “bisogna sapere che gli invalidi durante i governi nazofascisti (ma non si scrive nazi-fascisti? ndr) era considerati (erano, ignorante!) un peso e un costo per la società e gli veniva così concessa (la grammatica italiana per questo tipo dev’essere un optional) una morte dignitosa con il gas nei lager.
Cazzate ne ho lette tante ma questa, credetemi, supera tutte. Anzitutto, in Italia, era in vigore il Governo Fascista e non nazi-fascista; dove cazzo stavano i lager con le camere a gas, in Italia? Con una Previdenza Sociale, voluta da Benito Mussolini, in aiuto degli invalidi ed i quali invalidi erano rispettati in ogni dove ed i primi assegnatari delle case popolari, compagno, non ti sarai confuso con le epurazioni staliniane?
4. Portare l’Italia a una guerra dove ci sono state 291000 vittime italiane non credo sia stato il modo più efficace di rendere grande l’Italia.
Giovanotto: studia la storia. Mussolini non desiderava affatto entrare in guerra seppure esortato dagli italiani tutti. Qualcuno, addirittura, ventilò un suo rammollimento; altri andavano dicendo che si stava perdendo una grande occasione. Già che ci sei studia anche i rapporti del Duce con Chamberlain e con sir Winston Churchill; se hai tempo documentati sul lungometraggio della Warner Bros del 35 e che ebbe grandissimo successo in America dal titolo: silenzio, parla Mussolini! Per inciso, il lungometraggio, fu voluto dai proprietari della WB, due fratelli di razza ebraica, per ringraziare il Duce per la Costituente del '30. Documentati, infine, che ben 50mila morti italiani furono fatti fuori in un solo colpo da Palmiro Togliatti, mi riferisco agli alpini prigionieri in Russia. E documentati, lasciamelo dire, sui migliaia di morti italiani per mano dei comunisti nella guerra civile.
5. Se in Italia durante l’occupazione fascista la disoccupazione era molto bassa era dovuto (eddai, questo italiano sconosciuto!) al fatto che la maggior parte delle fabbriche erano state convertite in modo da produrre materiale a scopo bellico e dato che l’Italia stava preparando l’entrata in guerra si lavorava a pieno regime.
Questa, compagno, la devi aver appresa in un centro degli sfigati sociali, altrimenti non si spiega. Un consiglio: occhio agli stupefacenti, l’uso può portare alle allucinazioni. Al di là del fatto che l’Italia non preparava nessuna guerra, infatti entrammo in conflitto l’anno successivo, durante il periodo Fascista l’Italia era considerata il granaio d’Europa; la maggiore produttrice di prodotti agroalimentari; videro la luce le Grandi Opere Fasciste, le stazioni ferroviarie, le Case Cantoniere, le colonie, gli stadi calcistici Olimpico compreso… Il tutto nettamente in contrasto con la tua miserevole affermazione. Come vedi, il lavoro c’era per tutti. Piuttosto mi preme ricordare che oggi, 11 agosto 2017, l’Italia è tra le quattro maggiori nazioni costruttrici di armi belliche al mondo.
La chiusura del compagno sgrammaticato è da pisciarsi addosso dalle risate: “Sinceramente credo di più ai libri di storia che a voi fenomeni da propaganda”
Studia, capra, studia. Dammi retta. Eviterai, in futuro, di fare figure da coglione e per giunta ignorante.
Marco Vannucci